La nota politica

 
 
 

 

 

Arrivano i corazzieri!

Il 18 Brumaio di Mario Monti

Nel novembre 2011 la Repubblica italiana visse eventi straordinari. Scortato dai corazzieri sciabola in pugno, Mario Monti si presentò a Palazzo Madama per essere imposto senatore a viva forza. Tre giorni dopo i corazzieri chiusero Montecitorio, minacciarono con le lance i parlamentari e arrestarono il legittimo presidente del Consiglio dopo una strenua e vana resistenza. Le foto di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, elmetto in testa e fucili a pallini in braccio, hanno fatto il giro del mondo, come quelle del povero Allende nel secolo scorso. Mario Monti a quel punto era il nuovo premier italiano, con la benedizione della Francia, della Germania e dei mercati finanziari. Pomposamente poteva salire al Quirinale a ringraziare il capo delle Forze Armate, suo protettore. Se Alan Friedman avesse potuto raccontare questa storia, il suo libro sarebbe andato a ruba. Purtroppo si è dovuto accontentare di racimolarne un’altra, attraverso le interviste di De Benedetti e Prodi e lo stesso Monti, non proprio spassosissime. E pure da queste si evince che Monti, votato a grande maggioranza premier a novembre dal Parlamento, incluso il partito del suo predecessore, a luglio era stato consultato dal Capo dello Stato e cosa incredibile a lui, comune cittadino, era stata prospettata la presidenza del Consiglio con un governo in carica. Alto tradimento! Attentato alla Costituzione! Gli inglesi pensano che il nostro Capo dello Stato sia come la loro Regina: quando non presenzia ai grandi eventi, sonnecchia. Nel nostro ordinamento Costituzionale, invece, il presidente della Repubblica è un soggetto attivo: "indice", "autorizza", "promulga", "nomina", "accredita e riceve i rappresentanti diplomatici", e Mario Monti è stato uno dei migliori commissari europei italiani. Possibile che per risolvere una crisi politica, a luglio 2011 era già evidente, il Quirinale pensasse a lui come carta di riserva? Certo che è possibile. Napolitano è uomo lungimirante. Poi Berlusconi poteva rifiutarla, il Senato opporsi alla nomina, il Parlamento non votare il governo. Fu invece la corsa a Monti salvatore della patria, tanto che si volle persino obbligarlo a partecipare alle elezioni, davvero troppo. Ma Angela Merkel e Sarkozy volevano far cadere Berlusconi. Questo è possibile, ma è cosa scollegata da uno scenario in cui il Parlamento è sovrano, a meno che vi fossero prove che Merkel e Sakozy, tramite Napolitano, avessero influenzato i parlamentari Pdl a costituirsi in altro raggruppamento. Prima delle pressioni finanziarie, della speculazione internazionale sull’Italia, della Grecia, c’è la crisi del Pdl, la scissione del presidente Fini. Da lì nasce l’indebolimento dell’esecutivo e di questo non pare abbia responsabilità o ruolo Napolitano. Ma Napolitano ostacola il bipolarismo maggioritario, aveva persino riesumato il governo Pella per sponsorizzare le larghe intese. Meno male che c’è ancora qualcuno capace di ragionare con la sua testa in questo Paese. Certo, capiamo lo scotto dei grillini e del finissimo professor Becchi, trascurati dalle consultazioni del Colle sulla riforma elettorale. Non che abbiano il dubbio di essersi loro esclusi dal confronto con quei partiti di cui chiedevano la resa. Ma per carità, non preoccupatevi di difendere il Quirinale ed il suo operato. Correte a comprare il libro di Friedman e visto che ci siete il "Corriere" con le sue anticipazioni, tanto, continuando così, il Paese andrà a fondo comunque.